Il Carnevale

Il Carnevale - La Storia

A Termini Imerese va in scena il Carnevale "il più antico di Sicilia".
Le maschere de "U Nannu ca' Nanna" sfilano con i Carri allegorici in cartapesta ed i gruppi di ballo mascherati"Le due maschere simbolo del Carnevale termitano, furono realizzate nella seconda metà dell'Ottocento per «opera di un appassionato creatore di maschere carnevalesche. Il quale, dopo avere ultimate due teste di vecchi, rivolgendosi alla moglie ed ai parenti che curiosavano, esclamò: "Taliati parinu u Nannu ca'Nanna"» (guardate, sembrano il Nonno e la Nonna di Carnevale). Evidentemente l'abile artigiano voleva paragonare i suoi manufatti, alle due maschere palermitane esistenti già nel capoluogo sin dall'Ottocento". Giuseppe LongoLa storia del nostro Carnevale inizia in un freddo inverno del 1848. Dalla vicina Palermo giungono frammentarie notizie sulla sommossa popolare scoppiata il 12 gennaio e a Termini Imerese non si parla d'altro.
Al centro dei commenti c'è il condottiero termitano Giuseppe La Masa, che tutti indicano come il principale artefice della rivolta per la cacciata dei Borbone.
A seguito di quelle storiche vicende, un folto gruppo di napoletani, fuggito dal capoluogo siciliano, trova rifugio nella nostra città.
I napulitì, così vengono chiamati, grazie alla loro proverbiale allegrezza e simpatia non ci mettono molto ad ambientarsi e, proprio in occasione del periodo carnascialesco, promuovono una pubblica festa che, seppur improvvisata, vede la partecipazione ed il contributo di tanti termitani.
Così i nostri antenati, ci hanno tramandato 'u cuntu' che ci narra l'inizio dei festeggiamenti del carnevale.
In mancanza di prove documentali non si può certo parlare di storia, ma ci troviamo sicuramente in presenza di un racconto parecchio verosimile; racconto che, successivamente, trova adeguati riscontri grazie ad un documento del 1876 (*).
Il documento, nella fattispecie una ricevuta, ci segnala della presenza in città di un'associazione, o meglio della "Società del Carnovale" il cui timbro, guarda caso, raffigura una maschera dalle fattezze abbastanza simili a quella del pulcinella napoletano.
E' quindi pensabile, e non si spiegherebbe altrimenti il nome, che detta associazione facesse diretto riferimento al carnevale locale ispirato dai napoletani, curandone probabilmente anche l'organizzazione.
Certamente, già nel 1876, la manifestazione aveva raggiunto grande popolarità, costituendo un appuntamento fisso tra le feste della città e necessitando della presenza di un vero e proprio comitato organizzatore.
Il clou della festa era costituito dal rogo di un fantoccio (u nannu), che veniva portato in corteo appeso ad una canna e seguito da comparse piangenti (i ripitanti); la morte simbolica del fantoccio veniva preceduta dalla lettura di rime e mottetti (u tistamentu) che prendevano in giro il potere costituito.
Sul finire del XIX secolo, si dice ad opera dei fratelli De Giorgi, nascono le due maschere in cartapesta ovvero "u Nannu e a Nanna" che, ancora oggi, sono il simbolo e la principale attrazione del nostro carnevale.
Lo storico termitano Giuseppe Navarra, che raccontava di essere era stato testimone diretto della loro creazione, aveva anche vissuto il clima carnascialesco di fine Ottocento, allorché nobili e borghesi riccamente mascherati, percorrevano le strade della città a bordo di carrozze, per recarsi nei tanti palazzi dove si svolgevano balli in maschera. Al loro passaggio assisteva il popolino festante, inconsapevole testimone di quelli che possiamo considerare i primi corsi mascherati del carnevale, corsi mascherati che a Termini Imerese, proprio a ricordo di quel periodo, si chiamano "i carruzzati".
Il periodo carnevalesco iniziava subito dopo l'Epifania (Ddoppu li tri re Carnalivari è!) ed era annunziato dai bambini che, nei quartieri popolari, suonando la brogna cantavano "Ih eh carnalivari è".
La festa era comunque scandita dai cosiddetti "quattru joviri" (i quattro giovedì), ovvero il giovedì dei parenti, quello delle comari, quello del diavolo "u zuppiddu", ed il giovedì grasso; in tale occasione si organizzavano feste danzanti ed abbuffate di maccaruna cu sucu 'ntà majdda.
Con l'avvento dei mezzi di locomozione a motore, a sfilare non saranno più i carretti ma veri e propri carri allegorici, a bordo dei quali, oltre a piccole orchestrine, trovano posto grandi mascheroni ed insoliti e coloratissimi pupazzi di carta a calco.
Il carnevale si modernizza e diviene pian piano un vero evento, capace di richiamare in città decine e decine di migliaia di spettatori.
Oggi è certamente più vicino alle esigenze delle nuove generazioni e si impone all'attenzione del grande pubblico e dei media per i carri allegorici, per gli eventi musicali e gli spettacoli: un momento di grande festa popolare.
Il Carnevale Termitano è un carnevale antico che non trascura la propria storia e le proprie origini; un carnevale in cui i veri, unici, grandi protagonisti sono sempre u Nannu cà Nanna, le due ultracentenarie maschere che ci ricordano la tradizione, dispensatori di allegria e di buonumore.
L'aria della tradizione si respira ancora oggi, soprattutto nel centro storico, dove è possibile ascoltare il festoso vociare dei bambini o l'allegra musichetta che si diffonde tra i vicoli e le stradine, mentre l'aria viene inebriata dal piacevole odore di maccaruna cu sucu o di frittelle fatte in casa.
È un carnevale unico, è un carnevale antico, è il nostro carnevale!(*) Il documento è una ricevuta di pagamento di due mensilità alla società del Carnevale, da parte del socio Giuseppe Patiri ed è data 1876. Custodita dal collezionista termitano Francesco La Mantia, è stata individuata da Giuseppe Longo, socio della Pro Loco, che nel 1997, su incarico dell'allora amministrazione comunale e della Pro Loco, ha curato una mostra sulla storia del Carnevale Termitano allestita nei saloni del Circolo Margherita.Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La "Società del Carnovale"A dodici anni dalla scoperta delle quattro ricevute di pagamento (con una quota mensile di lire una) rilasciate rispettivamente nei mesi: gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio dell'anno 1876, dalla "Società del Carnovale" al termitano Giuseppe Patiri, studioso di tradizioni popolari, viene confermata l'esistenza di un Comitato per la organizzazione della manifestazione folkloristica che operò, con alterne vicende, almeno sino al 1911. La più antica documentazione sul Carnevale termitano risale alla seconda metà del XIX sec; ciò è stato confermato dall'importante rinvenimento delle quattro ricevute di pagamento: gennaio-febbraio, marzo, aprile e maggio (1876) e rilasciate dalla "Società del Carnovale" a Giuseppe Patiri (1846-1917) paletnologo, studioso di storia locale e di tradizioni popolari. I documenti furono fortunosamente scoperti alla fine del 1997 dallo scrivente, durante la laboriosa ricerca storica sul Carnevale, tra le innumerevoli testimonianze di storia locale raccolte in casa del noto collezionista Francesco La Mantia, che mi onora della sua fraterna amicizia. Il più antico certificato (gennaio-febbraio 1876) fu reso noto al grande pubblico, per la prima volta in assoluto, durante il vernissage del 11 febbraio 1998, in occasione di un'esaustiva mostra dal titolo: "Un Carnevale antico", curata dallo scrivente, patrocinatore l'allora presidente della Pro Loco di Termini Imerese, Gaetano Schifano. La rassegna riunì un nutrito corpus documentario costituito da: immagini fotografiche e filmati che abbracciarono ininterrottamente un lungo arco di tempo compreso fra il 1950 e il 1990. L'esposizione fu allestita presso gli ampi ed eleganti saloni del Circolo Margherita a Termini Imerese, prospettanti sulla centralissima Piazza Duomo. Una rassegna delle immagini più rappresentative facenti parte di questa mostra fu anche inserita nell'esposizione svoltasi nei locali del Museo Civico Baldassare Romano dal 14 al 24 febbraio dello stesso anno. La mostra, "Maschere e mascheramenti in Sicilia dal '600 ad oggi", fu fortemente voluta e magistralmente curata dalla professoressa Rosa Maria Dentici Buccellato, allora Assessore alla Cultura del Comune di Termini Imerese. Posto d'onore fu conferito al certificato rilasciato il 1° gennaio 1876. La data di emissione, cioè il Capodanno del 1876, induce a ritenere che la "Società del Carnovale", doveva esistere almeno già nell'anno precedente, cioè nel 1875. Il grande pubblico riconobbe unanimamente il notevole valore del documento nella storia dell'antico Carnevale della cittadina imerese. La denominazione "La Società del Carnovale", conferma quindi l'esistenza di un'associazione per la promozione e l'organizzazione del Carnevale di Termini Imerese. Allo stato attuale delle ricerche non siamo a conoscenza delle vicissitudini di questa benemerita Società. A tal proposito mi preme sottolineare, qui, per la prima volta, che detta Associazione nel 1906 era ancora in auge e manteneva l'originario epiteto di "Società del Carnovale", che campeggia nel programma delle manifestazioni carnascialesche tenutesi proprio in quell'anno. I festeggiamenti carnevaleschi ebbero un duplice proposito: oltre al divertimento anche l'elargizione di sostanziosi aiuti pecuniari. Infatti, con i ricavati del Carnevale del 1906 si poté realizzare il grande salone dormitorio dell'Ospizio di Mendicità "Umberto I". La lapide posta sul prospetto di quest'ex edificio riporta la seguente iscrizione: "COL CONTRIBUTO DELLA CARITA' CITTADINA / IL COMITATO DEL CARNEVALE / NE AMPLIO' I LOCALI / DAL 1904 AL 1907 / MOSTRANDO / COME ACCOPPIAR SI POSSA / ALLA BENEFICENZA IL DILETTO". Non è chiaro quale ruolo avesse, all'interno della "Società", lo storico Giuseppe Patiri, ma lascia pensare parecchio la prossimità tra la sua data di morte (1917) e l'anno di inaugurazione del dormitorio dell'ospizio comunale di mendicità (1911). La figura del Nannu è unanimemente considerata la personificazione dello stesso Carnevale e rappresenta la maschera principale, che, ignara del suo destino, è sottoposta, alla mezzanotte dell'ultimo martedì grasso, al rituale del rogo. Ovverosia l'evento propiziatorio in retaggio di un antico rito pagano. Il Nannu di Termini Imerese è rappresentato sotto forma di un simpatico vecchietto arzillo dal carattere gioviale. Veste una giacca damascata, panciotto, calzoni, scarpe e bastone da passeggio come in uso nella piccola borghesia locale. Il vegliardo, acclamato dalla folla, risponde allegramente e, talvolta, saluta cordialmente agitando in mano un fazzoletto oppure mostra alla folla dei bei rossicci ravanelli o una pianta di finocchio, oppure una corda di salcicce. L'etnologo siciliano Giuseppe Pitrè (1841-1916), nella sua opera "Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo ebbe così a scrivere sul personaggio del Nannu: "...Ordinariamente lo si immagina e rappresenta come un vecchio fantoccio di cenci, goffo ed allegro; vestito dal capo ai piedi con berretto, collare e cravattone, soprabito, panciotto, brache, scarpe. Lo si adagia ad una seggiola con le mani in croce sul ventre, innanzi le case, ad un balcone, ad una finestra, appoggiato ad una ringhiera, affacciato ad una loggia; ovvero lo si mena attorno. Più comunemente è una maschera vivente, che sur un carro, sur un asino, una scala, una sedia, va in giro accompagnato e seguito dal popolino, che sbraita, urla, fischia prendendosi a gomitate...". La maschera della Nanna, che oggi sopravvive solo a Termini Imerese, era un tempo presente anche a Palermo. La suddetta maschera termitana ha la caratteristica peculiare di essere unica nel contesto carnascialesco siciliano. Questa figura, vera e propria alter ego femminile del Nannu, potrebbe avere un legame con antichi culti legati alla fertilità. Questa interpretazione sembrerebbe, per certi versi, essere confermata da quanto ebbe a scrivere il Pitrè, il quale, infatti, associa la figura della Nanna alla presenza di un ulteriore personaggio carnevalesco, un infante che la donna reca in braccio. La Nanna di Termini Imerese è rappresentata sotto forma di una vecchia alta e magra che porta in testa un ampio cappello e indossa una rossa veste con motivi ricamati. In compagnia del Nannu, nella sfilata, muove con la mano un grande fiore... un bel broccolo intrecciato con coloratissimi ravanelli dategli in segno di benevolenza dallo stesso Nannu. Essa accompagna sempre il Nannu durante le cerimonie carnascialesche. Diverse sono le opinioni sulla rilevanza e originalità di questo dualismo Nannu - Nanna. Il Pitrè ritiene la Nanna una figura affiancata a quella del Nannu solo in tempi relativamente recenti: "...non è raro l'avvenirsi in un'altra maschera di donna, con un bambino in fasce, a cui imbocchi della pappa. In questo bambino bisogna riconoscere il figlio del Nannu, e nella donna la moglie del Nannu, ma sono dei fatti isolati, capricciosi e non tradizionali...". Ed egli, infine, conclude scrivendo "...e come han creato una Nanna, moglie del Nannu, creazione di cattivo gusto, che in Sicilia non ha nessun fondamento...". Di tutt'altro parere è Paolo Toschi (1893-1974) nel suo libro "Le origini del teatro italiano" (edito a Torino nel 1955) che, invece, rimarca la diffusione in ambito nazionale del personaggio femminile affiancante il Nannu. Vale la pena di riportare quanto egli scrisse in proposito: "...Ma, in Sicilia, non dobbiamo trascurare, accanto alla figura del Nannu, quella della Nanna, moglie del Carnevale, col relativo bambino in fasce: ancora nel 1870 il programma delle feste della Società del Carnevale di Palermo si apriva con questo numero: «Primo giorno. Sabato 7 febbraio. Arrivo del Nannu. Alle dodici la Nanna si recherà in gran pompa per il Corso Vittorio Emanuele all'incontro del Nannu. Indi entrata trionfale di Porta Felice: apertura della Gran Beneficiata popolare presieduta dal Nannu e dalla Nanna». Un simile personaggio femminile esisteva, secondo il Pitrè, anche in Sardegna. L'amico lettore ci perdoni questa lunga rassegna di brutte vecchie male odoranti di cipolle e baccalà. Ma essa era necessaria per diverse ragioni. Moglie, antagonista o alter ego femminile del Carnevale, la Vecchia ha importanza non minore del Carnevale stesso...". Infine, il Toschi così riporta in una nota a piè di pagina: "Il Pitrè riteneva la figura della Nanna come innovazione recente e fatto isolato, non tradizionale, ma forse in questo caso sbagliava, perché l'uso si presenta su vasta area". Resta, quindi, ancora da sviscerare nel suo complesso substrato etnoantropologico, l'origine e l'estensione areale del dualismo Nannu-Nanna nel Carnevale italiano. Unica sopravvivenza siciliana della Nanna, rimane, senza ombra di dubbio, quella del Carnevale di Termini Imerese. Quest'ultimo, acquisisce una fisionomia e una struttura organizzativa almeno dal 1876. Inizia dalla scoperta del sopracitato reperto cartaceo ritrovato, la storia tangibile del Carnevale di Termini Imerese, Le altre vicende, reali o probabili, che avremo modo di approfondire in futuro, non fanno altro che da ornamento a questa straordinaria scoperta e alla fantasmagorica cerimonia di apertura che accompagna la stagione carnevalesca.

Giuseppe Longo
G.Longo, 2010 -Gli albori del Carnevale di Termini Imerese La "Società del Carnovale"- Sicilia Tempo anno XLVIII n.470 gennaio-febbraio, 22-23.

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